Mostra “Le Smanie per la Villeggiatura” – Suppiej&Zanato

Avere tempo in un luogo altro
Tema cardine è il tempo e la smania del villeggiare durante il mese di Agosto -periodo tipico legato al piacere, al lusso e al riposo- racchiuso da una cornice suggestiva che rimanda alla tradizione regionale: la campagna veneta. Non a caso lo studio estivo del duo artistico organizzatore Suppiej&Zanato (Mia D. Suppiej e Edoardo T. Zanato), che vive tra Berlino e Venezia, si trova in un vero e proprio locus amoenus nel cuore di Preganziol, dove ha luogo la mostra “Le Smanie per la Villeggiatura”.
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Stanza 1 della mostra “Le Smanie per la Villeggiatura”

 

Il progetto “Il Tempo di Villeggiatura” si estende per tre estati successive ed il primo appuntamento ospita le opere di venti artisti internazionali contemporanei per celebrare la fine dell’estate: Giancarlo Norese, Nikolay Oleynikov, Thomas Berra, Ambra Pittoni, JoeVelluto, Milla, Lavinia Raccanello, Tomoyuki Ueno, Michela De Mattei, Aleksei Borisionok & Olia Sosnovskaya, Monica Carrera, Francesca Damiano, Andrea Liu, Matilda Odobashi, Anastasis Stratakis, Livio Palumbo, Melania Fusco, g. olmo stuppia, Pavel Khailo.
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Apertura-Sabato 17 Settembre 2016
L’opening di Sabato 17 Settembre 2016 è stato caratterizzato dal binomio arte-convivio, poiché lo spettatore è stato accolto subito da un forte contrasto suscitato da un rinfresco carico di colori tra frutta fresca e leccornie estive tipiche, all’interno di un ambiente argentato, perché rivestito interamente da coperte per la sopravvivenza. Si entra in un luogo dove si trova riparo, o che mette a rischio le convinzioni sul nostro tempo?
Segue il percorso espositivo sviluppato in due stanze: la prima accoglie diciotto opere in diversi formati tra cui VHS, pietra di Vicenza, audio in loop da radiolina, plexiglass, vetro e pesci rossi, stampa su telo da spiaggia, disegni e oggetti ready made; inoltre a disposizione dello spettatore è presente un piccolo cannocchiale con il quale guardare a dettaglio le opere nella parete e per avvicinarsi anche alle più alte. La seconda stanza, invece, è stata isolata per permettere la visione di un video in loop della durata di due minuti stando seduti su sdrai o poltrone, simulando una vacanza (non così) spensierata.
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Scena dal video in loop di Pavel Khailo “Sunset is political”, 2’00”, 2016
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Tomoyuki Ueno “You always speak like that” 44x33cm, collage 1 di 2, 2016
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JoeVelluto “Do not disturb vetro” acqua,pesci rossi, 2005
La mostra sarà disponibile al pubblico su prenotazione al +39 3289539547 fino a Venerdì 23 Settembre in Via G. Marconi 1
a Preganziol.
Giulia Pavan

BREAKFAST IN BEIRUT

 

Una delle imprese più difficili che un giornalista, uno scrittore, un’artista, possa affrontare al giorno d’oggi è sicuramente quella di provare a narrare e interpretare il proprio presente. La situazione si complica maggiormente quando il presente sembra essere focalizzato nella definizione del rapporto tra due mondi, due culture come quella occidentale e medio orientale. Un legame complicato che ha radici lontane e che purtroppo la moderna situazione geopolitica ha finito per ricondurre alla vecchia idea di un conflitto puramente ideologico e religioso, in costante competizione nel tentativo di affermare una supremazia di valori e tradizioni. Si finisce così per tralasciare il fattore umano, appannando il concetto di identità culturale. Cercare quindi di offrire una visione obiettiva e imparziale della realtà è qualcosa di estremamente complesso, le diverse prospettive forniscono numerosi spunti di riflessione che vanno a comporre un quadro più generale e forse veritiero.

Questo si può dire sia l’intento ma anche l’obiettivo della mostra “Breakfast in Beirut” organizzata da Artika Eventi e curata da Daniel Buso ed Enas Elkorashy, nella Barchessa di Villa Giovannina di Villorba, in corso dal 30 Aprile al 5 Giugno 2016. La scelta di ospitare un progetto artistico di questo tipo, per inaugurare un nuovo spazio che sarà poi usufruibile dalla comunità locale, è testimonianza della volontà da parte degli amministratori di voler fornire un punto di incontro e di riflessione su temi che pur essendo molto presenti nei palinsesti televisivi, finiscono spesso con il dare una visione frammentata e poco obiettiva della realtà. In quest’ottica il lavoro dei due curatori della mostra è stato quello di sintetizzare e presentare in modo chiaro due punti di vista differenti: uno esterno, rappresentato dalla sezione dedicata alle opere degli artisti europei, ed uno interno, con le opere di artisti mediorientali. In questo modo il visitatore comincia la sua visita riconoscendo molti di quegli aspetti controversi che abitualmente si associano alla realtà mediorientale: in primis la complessa situazione politica interna ed estera, esemplificata dall’evocativa opera di Stefano Bullo (“G8 – L’Aquila”) o dall’essenziale, quanto suggestiva, opera “Transhumance” di Lenny Lucchese;  il tema controverso della libertà femminile è ben rappresentato dall’opera “Identity” di Kiran Tasneeem, la quale ha deciso di mettere al centro della sua opera direttamente se stessa e la propria identità multiculturale e ancora dalle leggiadre figure femminili di “La Ruota” di Maria Cristina Barbon, dove la più pura innocenza viene messa a rischio dalla brutalità della guerra. Il ciclo di opere continua toccando il tema delle migrazioni e si conclude, nella prima parte della mostra, analizzando la questione sotto altri punti di vista. La paura, ad esempio, una forza che sembra deflagrare, nell’opera “Schegge” di Matteo Lisignoli, e che se convogliata, può produrre effetti negativi o positivi, come suggerisce l’opera “Fear Project” dall’artista Alessandro Zannier.

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                                                      “Transhumance” di Lenny Lucchese                                              Breakfast in Beirut 29-04-2016 003

                                                      “La Ruota” di Maria Cristina Barbon                                                                                              

Il suggestivo intreccio di corde dell’artista Andrea Clementi, oltre ad essere uno straordinario elemento decorativo, sembra voler unire metaforicamente le due sezioni della mostra. Al secondo piano incontriamo infatti le opere degli artisti mediorientali, molti dei quali hanno avuto come vetrina la Biennale d’Arte di Venezia, e i cui lavori ci catapultano, in un certo senso, dall’altra parte della barricata. Gli artisti mediorientali riflettono sulle loro tradizioni, sui loro valori, pescando direttamente dalle esperienze di vita. Il visitatore può osservare, attraverso un’altra prospettiva, gli stessi argomenti: la donna diventa protagonista di un processo di emancipazione in Egitto, come nelle opere di Hala Elsharouny; o rappresentata in continua mutazione come si può vedere nell’opera di Elissar Kanso. Lo stretto legame con il proprio paese di origine è sempre presente. L’artista YasmineElmeleegy lo esemplifica semplicemente nella glorificazione della fava, fonte di sostentamento per il suo paese e meritevole degli onori di un re: “The King”.

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“Gathering” di Hala Elsharouny

Breakfast in Beirut è quindi senza dubbio una mostra ricca di contenuti, che spazia tra le varie arti: scultura, pittura, fotografia, video e installazioni. È possibile poter assistere gratuitamente, durante tutta la durata della mostra, alla proiezione di due documentari di registi mediorientali (“Breakfast in Beirut” di Farrah Alashem e “Thank you ladies and gentleman” di Nigol Bezjian) capaci di accrescere la consapevolezza dei visitatori sulle tematiche affrontate.

Ann Marcoleoni

BREAKFAST IN BEIRUT

Barchessa di Villa Giovannina                                                          Via della Libertà 2 – Carità di Villorba (TV)

Dal 30 aprile al 5 giugno 2016

Orari di apertura:                                                                                         Dal martedì al sabato: dalle 14 alle 20/ Domenica orario continuato dalle 10 alle 20

INFO                                                                                     http://www.artikaeventi.com

 

Alice nel Paese delle meraviglie…a Venezia!

Ecco cosa comunica l’esposizione di Ca’ Rezzonico.

Quando si entra in un museo sembra di essere come Alice nel Paese della Meraviglie. Si passeggia tra le sale e tra gli oggetti che a poco a poco prendono forma, ed è come se iniziassero a parlare! Alcuni aiutano a capire chi siamo, come lo Stregatto fa con Alice, altri sono un po’ più strani e difficili da comprendere ma allo stesso tempo molto coinvolgenti, come il Cappellaio Matto. Un’esposizione poco chiara può impedire al museo di comunicare efficacemente ed inoltre il visitatore museale non dovrebbe capitare in un museo per errore (o solo nei sogni) ma bensì dovrebbe essere attirato da questo e invogliato, una volta uscito, a rientrare in futuro.
Cerchiamo di capire ad esempio come si articola il viaggio comunicativo in uno dei più importanti palazzo-museo di Venezia, ovvero Ca’ Rezzonico.

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L’esperienza inizia quando siete ancora a casa, davanti al PC. Cosa fa una persona che vuole andare a Venezia e visitare qualche museo? Chiaramente guarda il sito web, si documenta e fa una selezione tra gli innumerevoli musei presenti nel territorio. La pagina web di Ca’ Rezzonico quindi deve essere ben curata e chiara per attirare l’attenzione del pubblico. Qui il potenziale visitatore può cogliere subito le informazioni principali sul museo: posizione, costo del biglietto, orari, la sua storia, la sua collezione, le mostre temporanee in corso e così via. Carente è forse la presenza del museo sui social network. Sempre più conosciuto ed usato, al giorno d’oggi face book è un valido biglietto da visita. Ciò che serve quindi è una pagina ben curata ma soprattutto giovane e dinamica. Una pagina poco seguita fa venire dubbi sulla qualità della mostra stessa; è come se i contatti, i mi piace, le recensioni e le foto condivise sul social creassero lo stessa sensazione che si prova quando si vede una coda infinita fuori da un museo: ci fa credere che quel luogo sia gettonato e che quindi sia qualcosa di imperdibile.
Importante è anche invogliare il visitatore a tornare offrendogli alla fine della visita strumenti di approfondimento, cataloghi, possibilità di ricevere newsletter e strumenti di questo genere. Ca’ Rezzonico presenta un bookshop dove si possono trovare materiali di questo tipo ma è un ambito (soprattutto quello delle newsletter) su cui potrebbe puntare molto di più.
Cosa succede una volta entrati fisicamente nel museo? Ci si aspetta di rivivere quell’atmosfera settecentesca che le foto nel sito fanno sognare e che spingono il visitatore a venire in questo luogo ed è proprio quello che accade! Si viene catapultati in un palazzo stupendo, in un vero e proprio Paese delle Meraviglie, emotivamente coinvolgente, allestito in modo da far immergere il visitatore nel XVIII secolo, passeggiando tra le sale dei vari artisti e tra vere e proprie ricostruzioni delle antiche stanze del palazzo.
Questo tuttavia non basta. Il museo, purtroppo, non fornisce nessuna audio-guida compresa nel biglietto d’ingresso, essenziale per chi non vuole fermarsi alla semplice osservazione delle opere e dare strumenti educativi in più. Come se questo non bastasse a disorientare il visitatore, Ca Rezzonico non fornisce neppure mappe della struttura, nonostante essa sia caratterizzata da ben 3 piani ognuno dei quali articolato in varie sale. Gli strumenti di accompagnamento alla visita risultano quindi inesistenti e il visitatore è lasciato a sé stesso.
L’osservatore, impegnato a trovare l’orientamento immerso nell’atmosfera suggestiva settecentesca, continuava tuttavia la sua visita accompagnato in ogni sala da piccoli fogli in lingua inglese e italiana di spiegazione generica sulla vita e le opere dell’autore a cui quella sala si riferisce. Ma attenzione, le problematiche in un’esposizione possono essere dietro l’angolo.
Provate un attimo ad immaginare: può capitare, un giorno, quasi per caso, di recarsi al museo per fini di studio cercando un quadro, ad esempio “La cioccolata del mattino” di P. Longhi, accorgendosi con stupore che il quadro esposto con quel titolo e quell’autore non corrisponda a quello tanto studiato ed analizzato nei mesi precedenti.

Iniziate quindi a cercare di capire qual è il quadro che lo sostituisce e venite a sapere, spulciando il catalogo, che si intitola “La visita della dama” sempre di P. Longhi. Insomma, appurate che l’opera esposta non era quella citata dal cartellino informativo associato. Non ricevendo spiegazione dal personale museale li presente, contattate direttamente il direttore del museo, A. Craievich, il quale vi risponde che l’opera “La cioccolata del mattino” di Longhi si trova in quel momento alla mostra temporanea di Palazzo Ducale “acqua e cibo”.

Caro lettore, può forse capire che questo tipo di vicenda possa influire molto sulla visita del museo. Si tratterà di svista? Noncuranza? Fretta? In ogni caso, trovare questo tipo di incongruenza nell’esposizione fa mettere in dubbio anche tutte le altre opere, e crollare quella fiducia che ogni visitatore ripone nell’istituzione museale. Non solo: il museo evidentemente non ha riguardo dell’osservatore “esperto”, di chi l’arte la vive e con cui forse lavora o ne fa oggetto di studio. Il museo si rivolge forse al solo turista di passaggio, quello che guarda, non intende perché non ha audio-guida, passa e dimentica.
Lo studente, il turista e il ricercatore pagano un biglietto e si aspettano che ciò che viene mostrato sia chiaro, coerente e veritiero. Il museo ha il compito di rendere gli oggetti parlanti, ma bisogna stare attenti che dicano le cose corrette! Un’attenzione che dovrebbe partire dal sito museale stesso per garantire una comunicazione efficiente ed efficace.

Chiara Priviero

 

 

“I COLORI DEL NERO”

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Nel mare magnum dell’arte contemporanea è spesso difficile identificare con precisione delle opere, attribuendole ad un autore in particolare. Molti artisti infatti tendono a seguire le correnti piuttosto che fermarsi su un’isola propria, cercando di sopravvivere e soprattutto di essere trovati, o meglio riconosciuti. Questa volontà di originalità è stata sicuramente il punto di partenza di Marco Rosellini. Egli, al termine della sua quarantennale attività lavorativa, come designer, ha riflettuto (per quasi tre anni), su come poter far del suo talento artistico, talento che lo accompagna da tutta la vita, un’arte capace di distinguersi attraverso una tecnica particolare che esaltasse le sue straordinarie capacità di disegnatore. Padroneggiando la tecnica, Rossellini riesce a fare dei suoi disegni qualcosa di unico e perturbante attraverso l’uso di neri cromatici. Sì perché oltre a cogliere il chiaro invito ad evadere da questa realtà per entrare in altre dimensioni, lo spettatore è chiamato a cimentarsi nel riconoscimento di tutte le sfumature del nero, summa di tutti i colori, che Rossellini riesce sapientemente ad estrarre, attraverso una tecnica minuziosa che utilizza reagenti per estrarre il colore. La prima impressione è che il pittore, dopo aver studiato a lungo il nero, abbia iniziato con esso una sorta di danza raggiungendo un pieno equilibrio decorativo e compositivo.

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Se ci concentriamo invece sui soggetti rappresentati, di primo impatto potremmo individuare delle reminiscenze surrealiste in tutte le sue opere, ma è lo stesso autore a non voler accostare i suoi dipinti a questa corrente pittorica e al suo stile; Rosellini infatti non ama il Surrealismo, o meglio non accoglie quella sua tendenza a sconvolgere l’osservatore, colpendo con l’estrema forza di un mondo surreale che sulle tele viene lasciato divampare senza limite e controllo. Ciò che infatti preme all’autore è la piena consapevolezza di quello che rappresenta e del suo significato all’interno di un contesto preciso; nonostante si tratti sempre di una realtà metafisica, ogni elemento è così studiato, curato nei suoi dettagli e collocato in uno spazio ben definito, per formare una composizione di significati che vanno ad espletare tutto il senso dell’opera. L’osservatore quindi ha la possibilità di entrare nei limbi metafisici “lambiti” dal pittore, realtà che emergono dall’acqua e dove nei sottili lembi di terra si possono trovare palmizie, baobab e gruppi di elefanti erranti, elementi questi, che rimandano all’amore intenso dello stesso autore per il continente africano. Vedute quindi che emergono dall’acqua, per poi compiersi in un cielo solcato spesso da mongolfiere e areoplani, raffigurati sempre mentre si allontanano verso un orizzonte che conduce molto probabilmente ad un’altra realtà metafisica. Il volo ma anche la presenza dell’acqua sono i temi che pervadono tutta la produzione pittorica di Rosellini che pur essendo nato e cresciuto a Treviso, sembra aver ereditato molto dell’amore che la madre veneziana aveva per la sua città; ed è, infatti, Venezia e la sua laguna ad essere un’altra protagonista immancabile delle sue opere. Le vedute lagunari sono perturbanti, a tratti malinconiche, ma dove tuttavia, trova sempre spazio quel fascino metafisico che tanto si presta alla città lagunare e che Rosellini riesce pienamente ad immortalare. Il resto è pura sensazione, pura fantasia, in cui l’osservatore può essere coinvolto lasciandosi affascinare. Basta superare con lo sguardo la rete posta in primo e avventurarsi in tutti i dettagli minuziosi di questi straordinari paesaggi, che sono il vero specchio di un’artista che con le sue opere ci porta nel suo grande viaggio di evasione, dove cerca di mettere ordine attraverso le sue conoscenze e la sua razionalità a visioni oniriche senza tempo. La capacità straordinaria di Rossellini è quella quindi di riuscire a trasfigurare e allo stesso tempo a raffigurare con estrema minuzia tutte quelle vedute che fanno parte del suo Io più intimo, che parlano inevitabilmente di lui, ma anche dei mutamenti della realtà che ci circonda.

Ann Marcoleoni

La mostra sarà visitabile da sabato 16 gennaio a domenica 31 gennaio 2016.
Orari: dal martedì al venerdì 09 – 19; sabato e domenica 09 – 20.
La presentazione della mostra, a cura di Daniel Buso, è prevista per sabato 16 gennaio alle 18.

 

“Lo psicologo…questo sconosciuto!!”

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L’Ordine nazionale degli psicologi ha organizzato la settimana dell’informazione psicologica tra il 28 novembre e il 5 dicembre, invitando i professionisti a creare degli eventi aperti alla popolazione allo scopo di far conoscere la figura e il lavoro di chi opera nel campo della salute mentale. Un piccolo gruppo di psicologi di Preganziol (TV) ha colto l’invito e ha organizzato una serata dal titolo “Lo Psicologo…Questo Sconosciuto!!”, svoltasi in sala Granziol il 3 dicembre 2015 e patrocinata dal Comune di Preganziol.

I professionisti sono il dott. Eugenio Bedini, psicologo e psicoterapeuta in formazione; la dott.ssa Paola Daniele, psicologa e psicoterapeuta; il dott. Valentino Leone, psicologo e psicoterapeuta; purtroppo assente per indisposizione, la dott.ssa Alessia Alberti, psicologa e psicoterapeuta. Tutti e quattro svolgono la professione nel territorio d Preganziol. Hanno introdotto la serata presentando le iniziative dell’Ordine degli Psicologi e il motivo per cui avevano pensato a un evento di questo tipo: “vogliamo prima di tutto sfatare alcuni miti sulla nostra professione, poi faremo un po’ di chiarezza su quello che siamo è quello che facciamo!”. Hanno quindi presentato, supportati da delle diapositive, alcuni luoghi comuni sulla loro professione: “lo psicologo è un mago”, “lo psicologo legge nel pensiero”, “una psicoterapia dura tantissimo tempo”, e via dicendo. Ognuno di questi miti è stato sfatato: hanno quindi fatto in modo che fosse chiaro che lo psicologo si basa su dati reali (ricerche, studi, tecniche comprovate, …) per aiutare la persona a migliorare il proprio benessere attraverso un percorso di aiuto della persona che viene concordato con la persona stessa e soprattutto costruito (anzi, co-costruito) su di lui e sulle sue caratteristiche ed esigenze specifiche! Lo psicologo viene così descritto un esperto del funzionamento della mente, della comunicazione tra le persone, dell’emotività,… Il percorso di aiuto di un paziente si basa sul rispetto delle sua individualità, della sua capacità e della sua autonomia, a un certo punto, anche nel riuscire a percorrere da solo la propria strada usufruendo di nuove abilità che possono essere state acquisite attraverso le sedute psicologiche.

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Dopo questa introduzione, si è passati a delineare brevemente la storia della psicologia e delle principali teorie, evidenziando come la disciplina abbia radici molto profonde nella storia e nella filosofia e delineando poi le sue ramificazioni nel presente. Il punto centrale della serata si è raggiunto quando i professionisti hanno cercato di chiarire le principali figure che spiccano nel campo “psy”: psicologo, psichiatra, psicoterapeuta e psicoanalista. Dopodiché, hanno portato alcuni esempi pratici del lavoro dello psicologo, prima con i bambini (terapia individuale e di gruppo, parent training, …) e infine in alcuni ambiti meno conosciuti (psicologia ospedaliera, psicologia oncologica, psicologia dell’emergenza, mindfullness, …). Hanno quindi tirato le somme sui concetti che volevano lasciare al pubblico, riprendendo i falsi miti da cui erano partiti e lasciando dei messaggi molti chiari: la cosa più importante che volevano lasciare era il fatto che si può andare dallo psicologo anche solo per parlare, per chiarirsi, per affrontare una difficoltà momentanea, e non ci va solo il “matto”!!

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Il pubblico è successivamente intervenuto per avere chiarimenti, raccontare esperienze personali e lamentare la scarsità di informazioni sull’argomento e di simili esperienze. Il feedback da parte dei partecipanti è infatti stato molto positivo, tanto che alcune rappresentanti del Gruppo Genitori o del personale scolastico ha chiesto ai professionisti di fare altri progetti simili. La discussione è proseguita oltre le 23, quando il dott. Bedini ha salutato i partecipanti e nuovamente ringraziato l’Ordine degli Psicologi, l’amministrazione comunale e ovviamente il pubblico.

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Siamo onorati di avere tali iniziative nel territorio, in quanto riteniamo che sia importante capire queste professioni e soprattutto sapere che esistono professionisti anche vicino a noi, dato che spesso è difficile arrivare anche a queste figure, se non passando esclusivamente per il servizio pubblico. Dato anche il buon ritorno in termini di presenze e domande, ci auguriamo che simili serate vengano riproposte in futuro.

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“MIND THE GAP” 12 LUGLIO ORE 21 SALA GRANZIOL

MIND THE GAP - Copia

L’Associazione Giovani Preganziol INPUT in collaborazione con il Comune di Preganziol è lieta di poter ospitare lo spettacolo della Compagnia Anonima Attori diretto e curato dal maestro Carlo Rao, “MIND THE GAP”.Lo spettacolo con ingresso gratuito si terrà Domenica 12 Luglio alle ore 21 in Sala Granziol.

Sostenere e promuovere infatti il teatro fatto da giovani, rientra tra gli obiettivi dell’Associazione, e in questo caso ci onora anche il fatto che a la realizzazione dello spettacolo si debba ad un attore come Carlo Rao.

La compagnia teatrale Anonima Attori nasce dalla passione di un gruppo di ragazzi del liceo scientifico statale “Leonardo Da Vinci” di Treviso, grazie al quale hanno scoperto il piacere dell’arte della recitazione.

A partire dal 2006 gli AA realizzano spettacoli teatrali in collaborazione con il Prof. Felice Costanzo, messi in scena al teatro Sociale e al teatro Eden di Treviso, come “A scatola chiusa” (Feydeau), “Il gioco dell’epidemia” e “Che inenarrabile casino” (Ionesco), “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe” (Dario Fo) e “La Lisistrata” (Aristofane) raccogliendo applausi e complimenti dal pubblico divertito.

Una volta terminati gli studi presso il liceo la passione per lo spettacolo li ha portati a fondare l’attuale compagnia, la quale ha continuato inscenare varie rappresentazioni:

Anno 2011 – “La Lisistrata” (Aristofane) – Auditorium Stefanini
Anno 2012 – “Il tacchino” (Feydeau) – Sala Polivalente Vascon e Teatro Lux di Spresiano
Anno 2013 – “La colpa è sempre del diavolo” (Dario Fo) – Sala Parrocchiale Quinto Di Treviso e Teatro Lux di Spresiano
Anno 2014 – “Mind The_Gap” (Carlo Rao) – Sala Parrocchiale Quinto di Treviso

Perciò vi aspettiamo non mancate !

MIND THE GAP

AMICI PER LA LEGGE: PAOLO E GIOVANNI

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Alla domanda “Ma chi glielo fa fare?” Giovanni risponde “Soltanto lo spirito di servizio”.

Queste sono le parole pronunciate da Giovanni Falcone in un’intervista (https://www.youtube.com/watch?v=Akwxs1pXiVE); quelle stesse parole che i ragazzi delle Scuole Medie di Preganziol hanno ascoltato sabato 6 giugno, in occasione della giornata dedicata alla legalità e al ricordo. “AMICI PER LA LEGGE” è stato il debutto della Carovana dei Lettori, che si sono esibiti prestando le loro voci per ricordare la storia di due grandi, morti per la giustizia:                                         Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Dopo la partecipazione di alcuni ragazzi e cittadini di Preganziol alla “XX Giornata della Memoria e dell’Impegno – LA VERITÀ ILLUMINA LA GIUSTIZIA” organizzata a Bologna il 15 marzo scorso da Libera e Avviso Pubblico, è rimasta la voglia di scoprire qualcosa in più delle storie di questi eroi.

Cosi, con l’aiuto prezioso dei professori (in particolare della Prof. Giabardo, quanti di noi se la ricordano??), della Preside e dell’Amministrazione Comunale è stato possibile realizzare una giornata dedicata al periodo delle stragi mafiose del ‘92, vissute in prima persona dai nostri genitori e solamente studiata da noi giovani.
La lettura del testo, liberamente tratto da “Uomini Soli” di Attilio Bolzoni, è stata realizzata dai volontari della Carovana di Lettori, cittadini e amministratori di alcuni Comuni in Provincia di Treviso (Preganziol, Carbonera, Treviso, Casale Sul Sile e Zero Branco), partiti in questo viaggio alla (ri)scoperta di alcune storie conosciute (ed altre meno note) di grandi eroi spesso “abbandonati” dalle stesse istituzioni nella loro lotta per la legalità.

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I genitori dei ragazzi, anche essi invitati alla mattinata, ascoltando il racconto si sono emozionati.
Forse il pensiero è andato al momento in cui apprendevano le notizie delle stragi. Era il 23 maggio 1992 quando avveniva la Strage di Capaci e, 57 giorno dopo, il 19 luglio 1992, la Strage di Via D’Amelio. Occhi lucidi di papà e mamme che rivivevano la sospensione di quegli istanti di vita ordinaria, quando allo scorrere placido della quotidianità, in un secondo l’Italia si bloccava.
Sguardi perplessi di chi si è chiesto chissà cosa facevo in quel momento.

I ragazzi: alcuni con l’aria apparentemente svogliata, altri concentrati nell’ascoltare ogni singola parola per memorizzare i nomi di tutti quegli attori che hanno scritto, nel bene e nel male, questa pagina di storia. Vito Ciancimino, Rosario Spatola, Emanuele Basile, Rita Atria, Francesca Morvillo, Rocco Chinnici, Totò Riina. Sguardi interrogativi che si chiedevano: “ma lui da che parte sta? È dei buoni o dei cattivi? È un mafioso o un paladino della giustizia? Aguzzino o vittima?”. Nomi già letti dai giovani studenti, che andando a caccia di notizie, hanno ricostruito questi fatti in alcuni cartelloni visibili presso l’atrio delle Scuole Medie. Nomi che riecheggeranno nelle loro teste. Nomi che, se seguiranno il consiglio del loro Sindaco, andranno a ritrovare nei libri che consulteranno per informarsi e crearsi una loro idea degli avvenimenti.

Questo è quello che si vedeva dal palco delle Scuole Medie il 6 giugno: un momento di confronto tra la generazione di chi, queste vicende le ha vissute sulla propria pelle ed in quei giorni bui si è terrorizzato, è rimasto deluso dallo Stato, si è sentito perduto e chi, invece, questi fatti li ha solo sentiti raccontare. Dal palco, nella pausa tra una lettura e l’altra, si è visto il passaggio di testimone dalla generazione dei genitori a quella dei figli.

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Gianni Belloni, giornalista che si occupa di Mafia in Veneto, ci ha riportato poi all’attualità, raccontandoci quanto accaduto in un paese a noi molto vicino: Caorle, meta di balneazione e vittima di infiltrazioni mafiose (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/24/caorle-comune-sospeso-rete-antimafia-sindaco-taciuto-minacce-ricevute/1170066/). La testimonianza di Belloni, coordinatore dell’Osservatorio Legalità e Ambiente di Venezia, è stata preziosa per ricordarci che la mafia non è così lontana come si pensa e, per questo, bisogna imparare a riconoscerla.

Sulle note di “Imagine”, a chiudere questa importante occasione di condivisione, i ragazzi hanno letto una lettera indirizzata agli adulti e all’Amministrazione Comunale. In risposta, la Preside ed il Sindaco, ricordando gli esempi di coraggio e vocazione civile di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, hanno esortato i ragazzi a crearsi una propria coscienza civile, perché “la differenza sono a farla sempre e solo le persone”.

Rachele Berlese

INAUGURAZIONE MOSTRA “C.d.V.R” 12 GIUGNO 2015

In collaborazione con il Comune di Preganziol,  INPUT ha il piacere di invitarvi all’inaugurazione della Mostra “C.d.V.R” della giovane artista Elena Miatto, che si terrà Venerdì 12 c.m. alle ore 19 presso la Biblioteca Comunale di Preganziol.

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Elena Miatto è una ragazza Veneta (attualmente abita a Peseggia, in provincia di Venezia),  ha 19 anni e frequenta il Primo Anno della Facoltà di Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali a Venezia.

Nelle sue opere, Elena mescola uno stile astratto ispirato alla Doodle Art e la figura umana (anche se alcuni bozzetti sono puramente astratti) e prende come ispirazione frammenti di alcuni sogni personali e non, o più semplicemente, parte da un concetto allegorico e cerca di interpretarlo col suo pensiero.

Ma cosa si intende per Doodle Art?

Un Doodle è un disegno fatto mentre l’attenzione di una persona è occupata da altro. I Doodles sono disegni semplici che possono avere un concreto significato di rappresentazione o possono essere solo forme astratte.

Esempi stereotipati di questo tipo di arte si trovano in quaderni di scuola, spesso ai margini, disegnati da studenti mentre sognano ad occhi aperti o perdono interesse durante le lezioni. Altri esempi comuni sono prodotti durante lunghe conversazioni telefoniche se carta e penna sono disponibili.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Applied Cognitive Psychology”, scarabocchiare può aiutare la memoria di una persona spendendo poca energia. Inoltre gli “scarabocchi” (così vengono tradotti in italiano i doodles) servono a ordinare le idee.

Diversi letterati, poeti, medici, matematici, scienziati  hanno eseguito un numero enorme di scarabocchi nei loro manoscritti/note mediche/appunti. Basti pensare al nostro Leonardo da Vinci o alla famosa spirale di Ulam, scoperta dal matematico polacco (da cui prende il nome) nel 1963, mentre, sovrappensiero, scarabocchiava su di un foglietto di carta durante un meeting. Ulam, annoiato dal convegno, disegnò una griglia di numeri, mettendo l’1 al centro e tutti i seguenti disposti a spirale:

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Dopo segnò tutti i numeri primi ed ottenne:

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Sorpreso, notò che i numeri primi tendevano ad allinearsi lungo le diagonali.

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L’Amministrazione Comunale di Preganziol e INPUT hanno il piacere di invitarvi ad una mostra curiosa, leggera che lascia ampio spazio alla propria immaginazione ed emozione.

Vi aspettiamo numerosi!

Dolores Spilotro

“Sotto un cielo indifferente” di Vasken Berberian ospite il 7 Maggio in Sala Granziol 20.30

Presentazione Sotto un cielo indifferente- INPUT - Copia

Oramai è un dato di fatto, l’italiano medio legge poco, anzi pochissimo, e quando finalmente si decide a investire su un libro, spesso è perchè quest’ultimo suscita curiosità con la propria storia, ma cosa ancora più importante può diventare, più che un’esperienza letteraria personale, qualcosa che fa tendenza. Ed è così che lo scandalo che hanno suscitato alcune opere, come ad esempio 50 sfumature di grigio, ha fatto in modo che al giorno d’oggi opere come queste divenissero improvvisamente dei bestseller, o addirittura dei “capolavori” del nostro tempo. Quindi, ricapitolando brevemente sembra che oggi si legga poco e male, eppure siamo bersagliati da “sempre nuove” proposte letterarie, ed è normale che diventi sempre più difficile trovare qualcosa di veramente interessante e nuovo nel grande minestrone editoriale, qualcosa però c’è e va valorizzato, perchè scrivere un romanzo non è facile e non è un’attività adatta a tutti.

Premettendo questo, volevo soltanto far capire i dubbi e le remore che ho avuto prima di approcciarmi alla lettura del volume in questione, ovvero Sotto un cielo indifferente” di Vasken Berberian, le incertezze però con mia grande sorpresa si sono via via dissolte a poco a poco, pagina dopo pagina. Gli ultimi libri che ho letto, escludendo quelli universitari, sono stati per lo più saggi e raccolte di poesie, se intendiamo opere recenti, mentre gli ultimi romanzi che ho letto, come minimo appartengono alla grande famiglia dei classici della letteratura, oppure sono risalenti a quasi vent’anni fa. Ora so che potrei sembrare fin troppo cinica, ma parlando da lettrice appassionata e non da esperta, posso anche permettermi questa confessione. Tutte le mie convinzioni però hanno dovuto affrontare la forza, l’imponenza e le cesellature di questo libro, a mio modo di vedere, infatti, “Sotto un cielo indifferente” possiede tutte le qualità per essere definito un romanzo, con la “R” maiuscola. Perchè ?

Innanzitutto per la struttura della storia che ti risucchia, partendo da tempi lontani (1937) per poi giungere quasi fino ai giorni nostri nel suo epilogo (1992). La storia è vorticosa, il lettore può conoscere i dettagli della vita dei due fratelli protagonisti fin dal inizio, ancora prima della loro nascita, impara a conoscere i genitori, l’ambiente in cui vivono (il campo profughi di Patrasso), e le condizioni dell’epoca dopo la grande tragedia del genocidio armeno, ma poi si ritrova all’improvviso sbalzato in avanti. In un capitolo troviamo i due fratelli piccoli, amati, curati da una straordinaria figura materna, e in quello successivo invece veniamo catapultati in due realtà completamente diverse tra loro però legate da un filo invisibile; una è quella vissuta da Mikael tra le mura del Collegio Armeno e le calli della Venezia degli anni 50′, l’altra invece è quella fredda, quanto spietata realtà dei gulag e delle torture caratterizzanti la Russia sovietica in epoca staliniana. Lo scrittore sa incuriosire il lettore attraverso queste diverse fasce temporali e diverse ambientazioni, che sono però sempre parti di un’unica grande storia che ha come punto di rottura o anche volendo di raccordo, il momento in cui avviene la dura quanto insensata separazione tra i due gemelli. A complicare, o meglio ad arricchire l’intera struttura, ci sono anche le trasposizioni scritte dei pensieri, dei sogni, delle allucinazioni che turbano la vita di quello che sembra essere il fratello più fortunato tra i due, divenuto figlio di una ricca famiglia, che investe nei suoi studi. Queste affascinanti contaminazioni nella narrazione centrale, collocano il lettore su un ulteriore piano, meno tangibile, onirico se non paranormale, il tema del doppio non è espresso in forme chiare e limpide, ma diviene quasi perturbante per il lettore, che arriva pian piano a capire la forza e il ruolo delle incontrollabili visioni di Mikael e sopratutto del loro valore. Non aggiungo altro sulla trama per non rischiare di sciupare quella magia che solo romanzi possono dare, inoltre ritengo che anche chi abbia conosciuto la trama prima di aver letto il libro sia poi rimasto piacevolmente sorpreso e coinvolto nell’intreccio tessuto dall’autore Vaskèn Berberian. Un ultimo aspetto però, riguardante lo stile dello scrittore lo vorrei sottolineare, chi legge queste pagine infatti non può non rimanere colpito dalla straordinaria capacità di descrivere determinate situazioni, anche le più crude e tragiche, con un occhio estremamente cinematografico, le interruzioni, le transizioni da un capitolo ad un altro, in alcuni momenti sembra addirittura che cali il buio in sala per qualche istante, ma poi torna la luce e continua la narrazione. Questi effetti, queste sensazioni sono ben spiegabili, se si indaga sull’autore e si scopre il suo passato di sceneggiatore e regista.

In conclusione vorrei dire soltanto che è l’insieme di tutti questi fattori: l’intreccio affascinante che affonda le sue radici in pagine della nostra Storia recente che ahimè conosciamo troppo poco, ma anche in quella di un popolo, come quello armeno di cui sappiamo ancora meno; la straordinaria capacità descrittiva, e la forza dei diversi espedienti letterari e dei temi narrativi che si possono cogliere durante la lettura, a rendere questo libro interessante e consigliabile sotto diversi punti di vista. Vasken Berberian ha saputo unire bene tutti questi aspetti, riuscendo in diversi momenti, in particolare i più tragici a sottolineare il concetto espresso dal titolo, ovvero quello di un cielo che sembra rimanere sempre troppo indifferente di fronte alle diverse situazioni difficili, ma sopratutto di fronte alle atrocità che si susseguono nella vita dei protagonisti del romanzo, nella storia del popolo armeno e ancora più generalmente nella storia dell’uomo.

Ann Marcoleoni

Avremo modo di approfondire altre questioni, o sanare vostri dubbi e curiosità direttamente con l’autore durante la presentazione di Giovedì 7 Maggio alle ore 20.30 in Sala Granziol. NON MANCATE, VI ASPETTIAMO!

INPUT a 360̊ !

INPUT FIRE

Un’Associazione che possiede il coraggio o per qualcuno, l’arroganza di chiamarsi INPUT, non può permettersi di chiudersi, coltivando solo il proprio orticello,ed è per questo motivo che abbiamo deciso di dar vita a questo blog. Tale spazio nasce con lo scopo non solo di informarvi sui nostri prossimi eventi ma anche di raccontare un qualcosa di noi, esperienze, stili di vita, religioni…..o scrivere un racconto, una poesia, una recensione di un film o di uno spettacolo, mettere una foto che ci emoziona o che suscita in noi un bel ricordo, ingrandire insomma un po’ il nostro bagaglio culturale e renderlo alla portata di tutti. Saremo felici di sentire nuove voci, di carpire nuove idee e opinioni e anche di condividere eventi che non sono solo nostri per cercare di ampliare anche la nostra rete di conoscenze. Crediamo fortemente che unendo le forze e conoscendo nuove realtà si possano far nascere collaborazioni ricche e uniche,  e alcuni nostri eventi ci hanno già felicemente confermato quest’idea, riteniamo quindi che l’occasione di poter fornire uno spazio di condivisione come questo sia estremamente importante, arricchente non solo per i membri dell’Associazione, ma per tutti quelli che avranno modo di affacciarsi a questa piattaforma. Questo per noi è un vero e proprio esperimento, perchè offrendo libertà a più livelli, non possiamo certo aspettarci di poter controllare l’evoluzione di uno spazio come questo e le sue possibili direzioni, quelle sarete VOI a sceglierle, scrivendo, commentando, informandoci su ciò a cui più tenete, insomma mettendovi in gioco.

È vero per ora siamo soltanto un gruppo di ragazzi di un “piccolo” Comune della Marca, con tante idee quante aspettative, ma adesso vogliamo conoscere anche le vostre, perchè se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi mesi, è che proprio nei piccoli centri che nascono e si formano le “botti con il vino migliore” 😉 ! Impazienti, vi aspettiamo per vedere che ne verrà fuori…

Il Direttivo di INPUT