“Sotto un cielo indifferente” di Vasken Berberian ospite il 7 Maggio in Sala Granziol 20.30

Presentazione Sotto un cielo indifferente- INPUT - Copia

Oramai è un dato di fatto, l’italiano medio legge poco, anzi pochissimo, e quando finalmente si decide a investire su un libro, spesso è perchè quest’ultimo suscita curiosità con la propria storia, ma cosa ancora più importante può diventare, più che un’esperienza letteraria personale, qualcosa che fa tendenza. Ed è così che lo scandalo che hanno suscitato alcune opere, come ad esempio 50 sfumature di grigio, ha fatto in modo che al giorno d’oggi opere come queste divenissero improvvisamente dei bestseller, o addirittura dei “capolavori” del nostro tempo. Quindi, ricapitolando brevemente sembra che oggi si legga poco e male, eppure siamo bersagliati da “sempre nuove” proposte letterarie, ed è normale che diventi sempre più difficile trovare qualcosa di veramente interessante e nuovo nel grande minestrone editoriale, qualcosa però c’è e va valorizzato, perchè scrivere un romanzo non è facile e non è un’attività adatta a tutti.

Premettendo questo, volevo soltanto far capire i dubbi e le remore che ho avuto prima di approcciarmi alla lettura del volume in questione, ovvero Sotto un cielo indifferente” di Vasken Berberian, le incertezze però con mia grande sorpresa si sono via via dissolte a poco a poco, pagina dopo pagina. Gli ultimi libri che ho letto, escludendo quelli universitari, sono stati per lo più saggi e raccolte di poesie, se intendiamo opere recenti, mentre gli ultimi romanzi che ho letto, come minimo appartengono alla grande famiglia dei classici della letteratura, oppure sono risalenti a quasi vent’anni fa. Ora so che potrei sembrare fin troppo cinica, ma parlando da lettrice appassionata e non da esperta, posso anche permettermi questa confessione. Tutte le mie convinzioni però hanno dovuto affrontare la forza, l’imponenza e le cesellature di questo libro, a mio modo di vedere, infatti, “Sotto un cielo indifferente” possiede tutte le qualità per essere definito un romanzo, con la “R” maiuscola. Perchè ?

Innanzitutto per la struttura della storia che ti risucchia, partendo da tempi lontani (1937) per poi giungere quasi fino ai giorni nostri nel suo epilogo (1992). La storia è vorticosa, il lettore può conoscere i dettagli della vita dei due fratelli protagonisti fin dal inizio, ancora prima della loro nascita, impara a conoscere i genitori, l’ambiente in cui vivono (il campo profughi di Patrasso), e le condizioni dell’epoca dopo la grande tragedia del genocidio armeno, ma poi si ritrova all’improvviso sbalzato in avanti. In un capitolo troviamo i due fratelli piccoli, amati, curati da una straordinaria figura materna, e in quello successivo invece veniamo catapultati in due realtà completamente diverse tra loro però legate da un filo invisibile; una è quella vissuta da Mikael tra le mura del Collegio Armeno e le calli della Venezia degli anni 50′, l’altra invece è quella fredda, quanto spietata realtà dei gulag e delle torture caratterizzanti la Russia sovietica in epoca staliniana. Lo scrittore sa incuriosire il lettore attraverso queste diverse fasce temporali e diverse ambientazioni, che sono però sempre parti di un’unica grande storia che ha come punto di rottura o anche volendo di raccordo, il momento in cui avviene la dura quanto insensata separazione tra i due gemelli. A complicare, o meglio ad arricchire l’intera struttura, ci sono anche le trasposizioni scritte dei pensieri, dei sogni, delle allucinazioni che turbano la vita di quello che sembra essere il fratello più fortunato tra i due, divenuto figlio di una ricca famiglia, che investe nei suoi studi. Queste affascinanti contaminazioni nella narrazione centrale, collocano il lettore su un ulteriore piano, meno tangibile, onirico se non paranormale, il tema del doppio non è espresso in forme chiare e limpide, ma diviene quasi perturbante per il lettore, che arriva pian piano a capire la forza e il ruolo delle incontrollabili visioni di Mikael e sopratutto del loro valore. Non aggiungo altro sulla trama per non rischiare di sciupare quella magia che solo romanzi possono dare, inoltre ritengo che anche chi abbia conosciuto la trama prima di aver letto il libro sia poi rimasto piacevolmente sorpreso e coinvolto nell’intreccio tessuto dall’autore Vaskèn Berberian. Un ultimo aspetto però, riguardante lo stile dello scrittore lo vorrei sottolineare, chi legge queste pagine infatti non può non rimanere colpito dalla straordinaria capacità di descrivere determinate situazioni, anche le più crude e tragiche, con un occhio estremamente cinematografico, le interruzioni, le transizioni da un capitolo ad un altro, in alcuni momenti sembra addirittura che cali il buio in sala per qualche istante, ma poi torna la luce e continua la narrazione. Questi effetti, queste sensazioni sono ben spiegabili, se si indaga sull’autore e si scopre il suo passato di sceneggiatore e regista.

In conclusione vorrei dire soltanto che è l’insieme di tutti questi fattori: l’intreccio affascinante che affonda le sue radici in pagine della nostra Storia recente che ahimè conosciamo troppo poco, ma anche in quella di un popolo, come quello armeno di cui sappiamo ancora meno; la straordinaria capacità descrittiva, e la forza dei diversi espedienti letterari e dei temi narrativi che si possono cogliere durante la lettura, a rendere questo libro interessante e consigliabile sotto diversi punti di vista. Vasken Berberian ha saputo unire bene tutti questi aspetti, riuscendo in diversi momenti, in particolare i più tragici a sottolineare il concetto espresso dal titolo, ovvero quello di un cielo che sembra rimanere sempre troppo indifferente di fronte alle diverse situazioni difficili, ma sopratutto di fronte alle atrocità che si susseguono nella vita dei protagonisti del romanzo, nella storia del popolo armeno e ancora più generalmente nella storia dell’uomo.

Ann Marcoleoni

Avremo modo di approfondire altre questioni, o sanare vostri dubbi e curiosità direttamente con l’autore durante la presentazione di Giovedì 7 Maggio alle ore 20.30 in Sala Granziol. NON MANCATE, VI ASPETTIAMO!

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